Ben sta provando a disintossicarsi in una comunità e, visto che sono ormai oltre due mesi che risulta “pulito”, gli viene concesso di trascorrere il Natale in famiglia. Il suo inaspettato arrivo a casa è accolto con entusiasmo dai fratellini e dalla madre Holly, mentre il suo nuovo compagno si mostra diffidente, memore delle innumerevoli bugie dette dal ragazzo in passato. Nel corso delle successive 24 ore Ben rincontra vecchie conoscenze ed è costretto ad affrontare questioni lasciate in sospeso, ma Holly questa volta ha deciso di rimanere al suo fianco.
Dopo le più che positive anteprime al Festival di Toronto e alla “Festa del cinema di Roma” – dove ha ottenuto la menzione speciale nella sezione di “Alice nella città” – Ben is back arriva nelle sale italiane portandosi con sé l’aura del film segnato dai coming back. Il quarto lungometraggio diretto da Peter Hedges infatti, non solo segna il grande ritorno di Julia Roberts in un ruolo da protagonista di rilievo (che peraltro la proietta tra le possibili candidate alla nomination agli Oscar come miglior attrice protagonista dopo alcune stagioni di latitanza), ma è anche incentrato su quello del giovane protagonista nella propria città Natale. Un ritorno che è il vero motore narrativo e semantico del film, poiché da un lato costringe Ben e sua madre Holly a rimettere in gioco – e di conseguenza a ridefinire – il loro complesso rapporto sulla base di un percorso condiviso, dall’altro assolve alla funzione drammaturgica di scoperchiare la grande area del rimosso sulla quale agisce il film.
Ben is back è infatti un film assai più stratificato di quello che potrebbe a prima vista sembrare, poiché gioca sagacemente sul rapporto tra ciò che si vede e ciò che non si vede, tra ciò che succede (ovvero i fatti rappresentati) e ciò che invece è già successo e che ha un peso altrettanto rilevante (ovvero i fatti non rappresentati, ma solo fatti intuire allo spettatore), mettendo in tal modo al centro del discorso non tanto le azioni quanto le conseguenze che esse generano, il meccanismo delle coazioni a ripetere e il senso di colpa che è ad esse connesso. Un film che può vantare più di un pregio, a cominciare dalla validità dello script che ha il merito di utilizzare efficacemente la spaziotemporalità in cui è iscritta la vicenda (le 24 ore che precedono il Natale in una non ben identificata cittadina statunitense), nonché di essere stato costruito insieme ai due protagonisti – decisivo in tal senso il contributo di Julia Roberts e Lukas Hedges, figlio del regista. Così come quello di essere sostenuto da una regia essenziale, capace di ben adattarsi ai due itinerari esistenziali che mette in scena restituendone senza eccessi i minimi spostamenti interiori.
Regia Peter Hedges
Con Julia Roberts (Holly), Lucas Hedges (Ben), Kathryn Newton, Courtney B. Vance
USA, 2018
Durata 98’