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L’ORDINE DELLE COSE (Andrea Segre)

l'ordine delle cose

L’ordine delle cose è ciò a cui sembra saldamente ancorato Corrado, alto funzionario del Ministero degli Interni specializzato in missioni internazionali, un passato da campione di spada e un presente da appagato padre di famiglia della benestante borghesia padovana.

L’ordine delle cose sottolinea il regista mostrando nelle geometriche inquadrature la simmetrica solidità della vita di Corrado in Italia, le sue certezze e la lucidità con cui mira (e centra) l’obiettivo sul lavoro o tirando di scherma con la playstation, la cura con cui allinea i capi da mettere in valigia o le bottigliette con dentro la sabbia dei deserti libici.

Eppure l’ordine delle cose si incrina durante una dei viaggi in Libia di Corrado, scelto dal Governo italiano per guidare una missione italo-francese e far convergere i diversi poteri locali in campo (nello specifico un centro di detenzione e la Guardia Costiera) e ottenere un contenimento delle partenze illegali dei barconi verso la Penisola.

Il protagonista, infatti, resta suo malgrado coinvolto dalla storia di Swada, ragazza somala in fuga verso la Finlandia, che a Corrado affida un biglietto e la sua unica possibilità di continuare il viaggio verso l’ambìto nord Europa.

Quello di Segre è un film a nostro parere profetico (perché immaginato e girato tre anni fa) e necessario oggi, quando l’idea di fermare gli sbarchi attraverso accordi con le autorità libiche è la concreta possibilità che l’Europa sembra voler perseguire. L’ordine delle cose mostra, infatti, senza adottare un punto di vista politico né di parte, le difficoltà esistenti sul campo e l’estrema fragilità del mosaico che si vorrebbe comporre.

Il dilemma morale che attanaglia il protagonista (se rimanere fedele alla propria missione o seguire il proprio istinto di uomo “giusto”) rende chiaro che non esiste giustizia intesa in assoluto, che tra la bontà della legge e la bontà della sua applicazione esiste uno scarto irriducibile, che ogni scelta comporta una perdita, implica in qualche modo un errore del sistema, e che le conseguenze delle decisioni prese verranno scontate sulla pelle di persone che sono “estranee” finché sconosciute, segnandone per sempre il destino.

Moltissimi quindi gli spunti di riflessione che L’ordine delle cose consegna allo spettatore, che insieme a Corrado dovrà affrontare un interrogativo difficilmente derubricabile come banale o rinviabile come lontano nel tempo.

Andrea Segre firma un film esteticamente e drammaturgicamente curato, lucido e ben costruito, in cui la regia prende la giusta distanza dalla vicenda raccontata e dai protagonisti, mostrandone forze e debolezze umanissime, e suggerendo appena i parallelismi esistenti tra storie dei migranti e del protagonista. Rimandi e parallelismi che il cinema americano avrebbe sfruttato costruendo un montaggio dal ritmo serrato, ma che qui vengono appena accennati, lasciando spazio invece alla crisi vissuta dal protagonista.

 

L’ORDINE DELLE COSE
film di Andrea Segre
con Paolo Pierobon, Valentina Carnelutti, Giuseppe Battiston, Olivier Rabourdin, Yusra Warsama, Ralph Palka
Italia, Francia, Tunisia, 2017
Durata 112 min.

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Sull'autore

Tiziana Vox

Operatrice culturale, dal 2009 collabora con l’Acec, seguendone il sito internet, l’attività editoriale e i progetti. Dallo stesso anno è responsabile della segreteria organizzativa Federgat, per cui cura anche la realizzazione del progetto I Teatri del Sacro.